La virata by William Langewiesche

La virata by William Langewiesche

autore:William Langewiesche [Langewiesche, William]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-11-28T16:00:00+00:00


Il giroscopio è una sfera girevole, una specie di trottola montata su sospensioni cardaniche che gli permettono di muoversi liberamente. Ha due importanti caratteristiche: in condizioni normali mantiene un orientamento fisso nello spazio (in relazione alle stelle); e se lo si inclina reagisce in modo strano, benché prevedibile. A partire da questi dati nei primi anni del Novecento il grande inventore americano Elmer Sperry cominciò a trastullarsi con l’idea di una «carriola giroscopica» che tentò di rifilare, con risultati modesti, a un circo. Senza perdersi d’animo, Sperry si rivolse alla Marina Militare, che parve subito interessata alle sue bussole giroscopiche e ai suoi stabilizzatori navali. Qualcosa di analogo stava del resto accadendo in Europa, dove nell’imminenza della guerra i colleghi di Sperry lavoravano a stretto contatto con le rispettive Marine.

Inizialmente, gli aerei rappresentavano una interessante digressione. Nel 1910 Sperry si dedicò alla costruzione di un pilota automatico basato sul giroscopio, il cui scopo tuttavia non era rendere possibile il volo cieco, ma stabilizzare le prime macchine volanti, a dir poco indocili. Nel 1915 Sperry passò a lavorare sulla strumentazione di bordo, e in tre anni, dando prova di considerevole preveggenza, riuscì a produrre il primo virometro giroscopico, quello che ancora oggi tutti gli aerei montano. In sostanza, il virometro è una lancetta verticale che indica se si sta girando a destra o a sinistra (ovviamente del meccanismo fa parte una sfera simile a quella delle livelle, cioè un inclinometro che anziché l’inclinazione segnala – come «derapate» o «scivolamenti» – gli squilibri laterali). Nel brevetto, Sperry sostiene che la sua creatura – «la gruccia della bussola», come affettuosamente la chiamava – avrebbe consentito ai piloti di volare tranquillamente fra le nuvole. Sottinteso, senza non ce l’avrebbero mai fatta.

Era un segreto per modo di dire. Già alla fine della prima guerra mondiale vari ricercatori sulle due sponde dell’Atlantico avevano intuito in cosa consistesse la difficoltà della virata, anche se la stragrande maggioranza dei piloti ancora si indignava al solo sentire nominare la «gruccia». Questo finché un bel giorno un gruppo di dipendenti di Sperry fondò una compagnia ad hoc, la Pioneer Instrument, e mise in produzione il virometro. Peraltro, il mercato non li accolse propriamente a braccia aperte. Per tutti i vent’anni successivi i clienti della Pioneer continuarono a lamentarsi di un misterioso inconveniente, sostenendo che lo strumento funzionava a meraviglia col sereno, ma appena si entrava fra le nuvole indicava virate immaginarie.

Non tutti i piloti erano così stupidi. Nel 1918, uno dei primi a entrare nelle nuvole affidandosi al virometro fu William Ocker, un capitano dell’esercito con parecchie ore di volo alle spalle. Anche Ocker perse il controllo e precipitò per un tratto: ma decise che era stata colpa sua, e per undici lunghi anni cercò di capire dove avesse sbagliato.

Negli anni Venti alcuni piloti postali meno tradizionalisti, ai quali per economizzare sul tempo veniva ormai chiesto tutti i giorni di affrontare le nuvole, cominciarono ad ammettere che per controllare le virate avevano bisogno di strumenti. Uno dei nuovi adepti si chiamava Charles Lindbergh.



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